ANTINOE, SCAVI 1965-1968



La città di Antinoupolis (brevemente detta Antinoe) fu fondata nel 130 d.C. dall’imperatore Adriano in memoria e in onore del suo favorito Antinoo, morto annegato nel Nilo, a circa 300 km a sud del Cairo, sulla riva destra del fiume. La città si sviluppò e fiorì per almeno sei secoli su una vasta zona occupata in precedenza e soltanto in minima parte da stanziamenti faraonici e tolemaici.



I ruderi ricoprono una superficie molto ampia, che si estende in larghezza per circa 1 km (dalla riva del Nilo in direzione del gebel, costituito dai contrafforti del deserto orientale), mentre in lunghezza (da nord a sud, parallelamente al fiume) per oltre 1,5 km. Sussiste per gran tratto il circuito delle mura e si possono riconoscere le strutture fondamentali dell’abitato e il tracciato di alcune vie. Antinoe ha subito il consueto processo di disgregamento, dovuto alla secolare opera di recupero e riutilizzazione dei materiali da costruzione per le case dei nuclei abitati vicini, fra cui lo stesso villaggio di Sheikh ’Abadah, che oggi si estende sulla riva del Nilo, occupando una minima parte dell’area dell’antica città.



Dopo gli scavi degli anni '30, di­retti da Evaristo Breccia, Achille Adriani e Sergio Donadoni, in cui furono recuperati non solo papiri, ma anche materiale archeologico ed edifici funebri come la cosiddetta cappella di Teodosia (V-VI d.C.) decorata da pitture parietali, l'esplorazione di Antinoe ebbe una sospensione forzata durante e dopo la seconda guerra mondiale. Riprese nel 1965 per iniziativa dell’allora direttore dell’Istituto Vittorio Bartoletti, sotto la direzione di Sergio Bosticco coadiuvato da Manfredo Manfredi. Nel 1968 la situazione politica dell’Egitto, aggravata dal conflitto con Israele, impose una nuova, seppur breve, sospensione degli scavi.



I numerosi kîmân, in massima parte inesplorati, fornivano buone aspettative per i ritrovamenti papiracei. Gli scavi nella Necropoli Nord misero in luce strutture cimiteriali e resti di edifici di età cristiana, unitamente a papiri e ad una notevole quantità di altri manufatti.

Nel Kôm 1 furono scoperti edifici funerari lungo (e perfino sotto) il muro settentrionale di recinzione della necropoli (settore Est), a un livello più profondo di quello dove venne in luce la cappella di Teodosia: interessante una sorta di cappella funebre a forma di grande cella con abside, suddivisa in più loculi, contenenti deposizioni ancora intatte, rivestite di pregevoli indumenti funebri che furono esportati a Firenze.



Inoltre, lo sbancamento del versante del Kôm 1 esterno al muro di recinzione mise in luce un ambiente, sovrastante a più antiche tombe a fossa, addossato ad un rinforzo e rialzo del muro e destinato probabilmente a presidio militare.

Nel Kôm 2, lungo il muro di cinta della necropoli (settore Ovest), fu scoperta una chiesa dedicata a San Colluto, a pianta rettangolare, con mura perimetrali in mattoni crudi fondate su filari di pietra squadrata, suddivisa in tre navate e preceduta da un nartece, aperto sia a nord (nel muro di cinta della necropoli) che a sud (verso la città); al centro del pavimento, su cui era crollata la cupola, elementi in pietra, di dimensioni maggiori rispetto al lastricato circostante, formano una grande croce.



In un ripostiglio all’esterno della chiesa fu rinvenuto un tesoretto costituito da 309 monete bronzee, che furono interrate probabilmente intorno al 641, all’epoca della conquista araba della Tebaide, di cui Antinoe era capoluogo; alcune di esse si configurano come vere e proprie imitazioni, emesse in loco a causa di problemi di approvigionamento presso la zecca ufficiale di Alessandria.

Le attività di ricerca della missione fiorentina sono proseguite negli anni successivi e tuttora perdurano, con cadenza annuale (vedi qui). Con la fine degli anni ’60, in seguito al divieto posto dal governo egiziano all’esportazione dei reperti, nessun altro oggetto ha lasciato l’Egitto. La raccolta gradatamente organizzata a Firenze risulta dunque essere particolarmente preziosa, costituendo una delle poche testimonianze in Italia di arte copta.

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