– Arsinoe: manici d'anfora

I kîmân di Arsinoe hanno restituito una grande quantità di manici d’anfora recanti bolli, databili al III-I sec. a.C. I timbri potevano essere apposti su entrambe le anse di un contenitore di vino; da una parte si indicava il nome del vasaio ed eventualmente il mese di fabbricazione,


dall’altra l’arconte eponimo; il nome dell’arconte è preceduto dalla preposizione ἐπί e talvolta è seguito dal nome del mese.



Poiché l’arconte dava il nome all’anno in corso, si può in molti casi risalire alla data di produzione del vino contenuto nell’anfora. Segnalare questa data poteva essere utile sia nel caso del vino destinato all’invecchiamento, sia nel caso del vino meno pregiato da consumare entro breve tempo.


Alcuni bolli hanno forma quadrangolare, altri invece sono circolari. L’iscrizione può essere accompagnata da un emblema che identifica l’origine dell’anfora, per esempio la testa radiata di Helios o la rosa, che sono simboli di Rodi.




Un caso particolare è il n° 119, che presenta, oltre alla rosa, un pampino o grappolo antecedente l’iscrizione. Invece nell’esemplare n° 120 il bollo a forma di rettangolo stondato presenta soltanto un grande grappolo a rilievo. Altri emblemi che accompagnano i nomi personali sono il caduceo,  il tridente  e il faro.


I bolli anforici costituiscono una testimonianza del commercio del vino nel Mediterraneo e, in particolare, dell'importazione in Egitto di prodotti non solo dalla Grecia, ma anche dall'Italia, come attestano i bolli con nomi latini, fra i quali Visellius, noto imprenditore del I secolo a.C. che possedeva fornaci in Puglia, da cui provengono anfore e manici d’anfora rinvenuti in numerose località dell’impero romano. Un altro bollo di probabile origine pugliese è quello dove si legge il nome di Perdicas, uno schiavo artefice di anfore nella fornace del dominus C. Vehilius. Altro nome noto è quello di P. Quinctius Scapula, che si può identificare con il personaggio citato da Cicerone e Plinio per i suoi commerci con la Gallia Narbonese (metà I sec. a.C.).

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